Capricci. Capricci. Capricci. Ditemi voi un’altra parola che fa venire il mal di mare ad ogni genitore in modo così immediato!
Ma se vi dicessi che i bambini non fanno i capricci?
Caro Marco, ho letto 33 libri sulla genitorialità, e ormai che i bambini non fanno i capricci è diventato il mio mantra. Ho ottenuto un master in capricciologia nel lontano 2003, quando tu, al massimo, eri quello che li faceva, i capricci.
Scusate, la fase 2 inizia a dare i suoi effetti indesiderati e mi ritrovo qui a parlare da solo sul fatto che i bambini non fanno capricci.
Ma perché parlarne, allora, se è un qualcosa di assodato.
Perché, come tutte le cose date orami per assodate, si smette di prestare attenzione, di interrogarsi, di fare fatica.
Nel momento in cui ripetiamo come una preghierina della sera queste frasi, il rischio è di perdere il senso, la motivazione profonda per cui le dicevamo.
E poi: quanti ancora oggi bollano ogni manifestazione dei bambini con la parola capriccio.
È giusto? È sbagliato?
Non lo so, fatto sta che è così. E questo articolo che parla del perché i bambini non fanno i capricci nasce dal desiderio che questa idea si faccia pratica, si trasformi in opere di cura e di accudimento gentile.
Cosa è un capriccio?
Partiamo dall’inizio. Cosa significa capriccio.
“Voglia improvvisa e bizzarra, spesso ostinata anche se di breve durata”
Capire il significato delle parole che usiamo è l’unico modo per usarla con consapevolezza.
Per capriccio si intende una voglia che appare strana, irrazionale.
E allora capiamo bene che questa nostra etichetta già è priva di senno.
Prendiamo un bambino di 2-3 anni.
Luca vede una macchina da scrivere di quelle vecchie, una bella Olivetti del nonno. Vede i tasti che premuti emettono un rumore da fantascienza, l’inchiostro che si imprime sulla carta e il solo enorme desiderio di toccarla, di vedere come funziona, di imitare quel nonno dalla barba bianca e il profumo di dopobarba
Il babbo, spaventato che possa danneggiarla, lo toglie proprio sul più bello, il suo ditino stava per schiacciare quel tasto così croccante.
Si ritrova in braccio, con il padre che gli dice di no, viene portato in un’altra stanza e tutta la fantasia elettrizzante che aveva provato, polverizzata in un attimo. Scoppia in un pianto a dirotto.
Questo è un capriccio. Questo è il grande dramma dei genitori. L’etichetta più appiccicosa dei primi anni.
E invece quello di Laura? Sì quando a 5 anni non ha potuto mangiare la caramella.
“E no, quello davvero è un capriccio, uno stupido desiderio di una bambina.”
Sì, forse. Eppure aveva visto che Anna, la sua migliore amica le mangiava. E pure sua sorella e il gruppo delle sue amiche grandi. Quelle bellissime, con i capelli ondulati che riflettono il sole e brillano di una luce incredibile. Quella luce che cerca in se stessa davanti allo specchio.
Niente caramella, niente luce. E lo scoppio è sempre il solito.
Capriccio, tutto un capriccio.
Non fraintendetemi: non sto dicendo sì a fare quello che gli pare. Caramelle come noccioline, spacca qualsiasi cosa, prendi, fai, distruggi perché i tuoi non sono capricci.
Dico che nell’etichetta sta l’errore, nella miopia.
Il non riuscire a vedere il comportamento capriccioso in un sistema ben più ampio e complesso.
I bambini esprimono bisogni
L’essenza sta qui. Il capriccio nasconde un bisogno. Un chiaro, deciso, bisogno.
Luca ha bisogno di autonomia, di sperimentare, esplorare.
(“Volevi vedere come funziona la macchina?”
Sì può? E perché non soddisfarlo.
Non si può? E perché non dirgli che abbiamo capito il suo bisogno?)
E Laura ha bisogno di sentirsi autonoma, grande, come le ragazze che tanto ammira.
È complesso, lo so. Riuscire a trovare il bisogno. Ma se già ci mettiamo nell’ordine dell’idee che quella cosa lì, quella cosa pazza, scatenata che sta facendo non è un capriccio; se ci piantiamo in testa che comunque da qualche parte c’è un bisogno, allora la musica cambia.
Sì, urla, pianti e pistole (metaforiche) ma si apre una dimensione più profonda, una comprensione più estesa. Non sempre riusciremo, non sempre avremo la forza per scavare. Ci ritroveremo con braccia stanche e sconfitte, ma ci saranno anche quelle volte che le braccia avranno forza e sapremo individuare la motivazione reale, il bisogno celato.
E questo sarà un momento di gioia. Per tutti. Sopratutto per il bambino. Saprà che ha accanto qualcuno che non mette facili etichette e gli ripete di smetterla, “che se fai così, niente gelato”; ma una persona vera che si mette al suo livello, lo capisce, lo accetta.
Una bella differenza, no?
I bambini esprimono emozioni
Eh si, volevate una cosa semplice.
Ok, i bambini non fanno capricci, esprimono bisogni. E fin qui ci siamo. Ma no, davanti abbiamo un sentiero misterioso da conoscere e non possiamo pensare di scoprirlo solo con una piccola equazione.
Capriccio=Bisogno.
Anche questa rischierebbe di diventare un’altra etichetta che, seppur utile, non ci darebbe una reale comprensione.
I bambini quando hanno quelle reazioni sconsiderate, irrazionali, fuori da ogni logica non solo stanno esprimendo un loro bisogno, ma anche un’emozione.
Giulia non vede il papà da tre giorni. È andato in viaggio di lavoro. Lui la chiama la sera prima dei cartoni e le racconta di quanto si divertiranno quando tornerà. Lei risponde felice, salta sul divano e quando la chiamata finisce va in camera sua. La mattina, prima di andare a scuola, mamma le dice di sbrigarsi, le mette una maglia di fretta. Una maglia rossa.
“NOOOOOO. Non la voglio”
La mamma non s’aspettava una reazione del genere “rispondi ammodo, signorina. Non sono una tua schiavetta”
“Mi fa schifo, questa maglia rossa”
“Schifo non si dice”
“Schifoooo”
“Basta, Giulia. Mettiti la maglia rossa o mettiti quello che vuoi. Basta che ti muovi. Siamo in ritardo”
“No, non ci vado in quello schifo di scuola”
“Basta, ti ho detto. O ti muovi o non andiamo neanche a danza con Elisa, oggi”
Giulia urla, le lacrime le solcano il viso, scappa in bagno con un sonoro “ti odio” che rimbomberà nella testa della mamma per tutto il giorno. La sera parlerà col padre dicendogli che la bimba ha fatto un capriccio enorme per una stupida maglia rossa.
E invece Giulia sente nel cuore un peso profondissimo:
ma papà mi ha lasciato? Ma non tornerà più? Ma quando sarà il momento di giocare insieme?
Ma a 5 anni non hai la forza, la capacità cognitiva ed emotiva di capirlo (neanche a 50, alle volte).
Senti solo un qualcosa di dirompente che cresce ogni giorno fino a che non esplode per una stupida maglia rossa.
Magari la mamma non ha colto i segnali, non si è accorta dei quei silenzi, di quei comportamenti diversi.
Ma sapere che c’è sempre un’emozione in ballo può essere salvifico.
“Sei triste perché ti manca papà?”
Ecco, alle volte basta questo. Un solo picco cenno di una persona che comprende quel che vivi. Io ci sono, io capisco. Ti voglio bene.
I bambini non fanno capricci. Esprimono bisogni ed emozioni. Già, e mille altre cose.
Non ti sentire giudicato: è biologicamente impossibile riuscire a gestire tutto l’apparato emotivo di una famiglia. Ci sono giorni in cui siamo Hercules e solleviamo ogni peso e altri in cui siamo formichine e quel peso è tutto sulle nostre spalle. (se sei in modalità formica, leggi qui)
Chiaramente non sono solo questi gli aspetti da prendere in considerazione e non c’è da fustigarsi se non riusciamo o non abbiamo la forza di accogliere, osservare, scovare bisogni ed emozioni.
Questo è un primo passo per chi era rimasto appicciato alle etichette e un nuovo ripasso per chi le etichette le ha strappate ma sono rimaste agganciate alle dita.
I capricci fanno bene
Quello dei capricci è un tema articolato e spesso affrontato in modo troppo semplicistico.
I capricci fanno bene è il primo ebook di Educazione-positiva.com
È un testo semplice e immediato che approfondisce questi aspetti che io ritengo alla base di un nuovo modo di relazionarsi con i bambini.
Si fatica, sì. Ci sono giorni in cui vorremo solo praticare il lancio olimpionico di bambino, altri in cui ci si alza con le lacrime di stanchezza che si tengono in equilibrio sugli occhi.
Questa è la vita con i bambini, ma come scrivo nell’ebook (e qui siamo all’autoreferenzialità)
“I capricci fanno bene se li capiamo, se li amiamo e se al nostro ritmo impariamo a scioglierli.
Perché la vita con i bambini ti lascia senza fiato.
Ma ti lascia più vivo che mai.”
I bambini non fanno i capricci. Esprimono bisogni ed emozioni. Questo è il titolo dell’articolo e spero che questa frase possa rimanerti dentro e tu possa farla tua, con i tuoi modi e la tua personalità.
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Cosa possiamo fare insieme?
Mi occupo di Educazione e Psicologia Positiva. Organizzo Workshop e Corsi Online per insegnanti genitori e non. Ci vediamo presto, sempre qui, in questa piccola isola di felicità dove i bambini, non so se si è capito, non fanno i capricci.
Marco
Grazieeeeee…..mi sto davvero impegnando a far si quel concetto la mia “carica” quotidiana è dura,la strada è lunga ma è ciò che vogliamo….oggi poi è una giornata no in cui nn ho voglia di nulla, in cui sentire chiamare il mio nome 1miliardo di volte mi fa dchizzare il sangue al cervello….e penso…mo mi daccio una sigaretta??! Poi arrivi tu con il tuo mega articolo e mi riconduci a pensare……grazie Marco….son contenta davvero di averti conosciuto!
Grazie! Queste parole e questi spunti arrivano al momento giusto! Mi piacerebbe approfondire l’argomento.
Ciao Romina grazie mille. Se può interessarti c’è l’ebook sui capricci nel mio sito oppure settimana prossima parte un corso sulla rabbia nostra e loro. trovi tutto sul sito
Grazie mille per le tue parole!!! Piano piano cercherò di far entrare questo bellissimo modo di pensare anche a casa dei nonni 😊
Grazie per la tua professionalità ed empatia!